Non ha fatto che collezionare grandi successi in tutto il mondo: in Italia, a Reggio Calabria e Parma per dieci anni con Nevio Scala; in Germania con il Borussia Dortmund; a Roma con la Lazio di Eriksson nel 1999; a Milano con la squadra dell’Inter nel 2004 al seguito di Roberto Mancini; in Inghilterra nel 2002 e nel 2006, allenando la Nazionale sempre con Sven Goran Eriksson e nel 2010 in Sud africa, in occasione dei Mondiali, come preparatore atletico della Costa d’Avorio; ora a Manchester con il ManCity, Campione d’Inghilterra, di Roberto Mancini.
Un’esperienza a 360 gradi ad altissimi livelli professionali, tutti raggiunti e guadagnati con dedizione, passione, fatica e molto, molto lavoro.
Ivan Carminati ha avuto a che fare con personaggi famosissimi sia in campo che sui rotocalchi internazionali: David Beckham, Wayne Rooney, Sergio Aguero, Carlos Tevez, Joe Hart, Mario Balotelli per citare solo pochi nomi dei numerosi giocatori che ha allenato con passione.
Questo non gli ha fatto perdere l’autenticità che lo contraddistingue e che lo aiuta proprio nel costruire rapporti forti, sinceri e di collaborazione con tutti i suoi colleghi e calciatori.
Qualora esistano, hai notato differenze tra l’approccio alla disciplina sportiva da parte dei giocatori anglosassoni rispetto a quelli italiani dato che anche durante la tua esperienza italiana eri responsabile dei preparatori atletici?
Le differenze ci sono ed ho potuto constatarle da subito. Bisogna avere la capacità di adattare la filosofia di lavoro al campionato ed ai giocatori che si hanno a disposizione.
In Inghilterra si gioca di più e per forma mentale i calciatori inglesi fanno tutto con il massimo impegno partendo dal riscaldamento e questa è un’ottima base di partenza.
La tua famiglia vive a Parma ma tu hai vissuto ovunque, in giro per il mondo, interagendo con culture diverse da quella italiana. Credi che questo aiuti realmente l’arricchimento individuale o si incontrano frustrazioni?
Sicuramente all’inizio l’impatto è duro ma con il tempo ci si integra e si familiarizza. Anche la semplice gestione della vita quotidiana aiuta molto dal punto di vista dell’integrazione in un luogo nuovo e nei rapporti con nuove persone.
La convivenza con chi è diverso da te insegna a non giudicare dalle apparenze. A volte le tradizioni culturali sono simili ma vengono manifestate nei modi più disparati.
Ritengo sia incentivante pensare che un insegnante di educazione fisica, originario di Vittorio Veneto, partito ad allenare una squadra di terza divisione e che si autodefinisce un ex pessimo portiere (e detto da lui, gli si può credere senza dubbio) sia arrivato sin qui e pare desideri raggiungere ancora molto altro.
Alla fine è di buon auspicio poter credere che la meritocrazia esista e che forse il detto “la fortuna aiuta gli audaci” abbia un fondo di verità.
Si ringrazia il Manchester City Football Club per le fotografie originali.