Dopo aver trattato il carattere schizoide e quello orale, che si formano nei primi periodi dopo la nascita e entro il primo anno e mezzo di vita, oggi diamo uno sguardo al carattere “psicopatico”, definito così da Lowen, ma che non ha nulla a che vedere con la psicopatia intesa come disturbo psichiatrico, è solo un nome per indicare uno schema corporeo di difese e comportamenti in analisi bioenergetica.
Questo carattere è in relazione con il terzo diritto del bambino, quello “di essere rispettato e sostenuto” e si forma in un periodo di vita non molto delineato e chiaro.
Il bambino implicato in questo processo è appena uscito (o sta uscendo) dalla fase dei bisogni di dipendenza orale e chiede al genitore aiuto, sostegno, presenza e considerazione. Il piccolo, infatti, ha ancora bisogno di essere supportato per affermarsi, perché le sue prime ed esitanti tendenze a distinguersi dal genitore hanno bisogno di incoraggiamento e approvazione.
Nel caso del carattere psicopatico, quello che avviene è che il genitore ha più bisogno di ricevere egli stesso supporto dal bambino di quanto non sia in grado di dargliene.
Come può verificarsi tutto ciò?
Un genitore che è orientato solo sui suoi bisogni tenderà a trattare il figlio in base al soddisfacimento degli stessi, non riconoscendo quelli del bambino. Un esempio banale ma che rende bene l’idea è questo: la bambina dice alla mamma: “mamma ti va di giocare insieme?” e la mamma (che vuole fare altro – ha altri bisogni) le risponde: “si, vieni che andiamo a fare la spesa”; oppure il bimbo dice: “mamma, mi aiuti a fare questo gioco?” e la mamma (che non ne ha voglia e deve cucinare) risponde: “sei bravissimo, figurati se non ce la fai da solo”.
Ecco, il punto centrale del carattere psicopatico è proprio questo: è stato ingannato, manipolato e gli viene fatto credere con complimenti, seduzione e illusioni che il suo bisogno è stato accontentato, mentre in realtà non è così.
Sia chiaro, il genitore non è malevolo o crudele in modo intenzionale, forse però è stato molto occupato, poco sensibile o improntato a sviluppare prematuramente l’autonomia nel bambino. In apparenza è un buon genitore che incoraggia, che esterna la sua stima verso di lui, ad esempio dicendogli che è bravo, che ce la fa, che non ha bisogno del papà e/o della mamma.
Addirittura può essere un genitore che aumenta l’autostima del bambino dicendo: “vieni che mi devo comprare un vestito e tu sei bravissima a consigliarmi”.
Il bambino riceve, dunque, un messaggio di questo tipo: “ho bisogno della tua forza per (essere) me”; “ho bisogno della tua indipendenza per essere un buon genitore”.
In tutto questo c’è tanta manipolazione, purtroppo.
Il bambino si sentirà investito dalle belle parole del genitore, e il messaggio ambientale che riceverà è “tu sei il mio ometto o la mia principessina”.
Investirà pertanto la sua energia per sostenere quell’immagine (l’unica che gli permetterà di avere autostima), nel suo io (i processi mentali), negando e mettendo a tacere il vero sé (il proprio corpo e i sentimenti).
La caratteristica di base del carattere psicopatico è infatti la negazione dei sentimenti.
Inoltre, in questo carattere, c’è il bisogno di potere, di dominio e di controllo, gli unici mezzi per non essere usati come nell’infanzia.
Da vittime si diventa carnefici e il dominio sugli altri può essere raggiunto in due diversi modi. Il primo è attraverso la prepotenza e la sopraffazione, in cui l’altro se non si ribella viene annientato. Il secondo è attraverso un approccio seduttivo, che fa cadere l’altro nel potere dello psicopatico.
A queste due modalità corrispondono due tipologie corporee che si manifestano a livello energetico.
La prepotenza, che significa innalzamento al di sopra e uso della forza, ha una evidente corrispondenza nel corpo: l’energia è spostata verso la parte superiore (capo, spalle e tronco) con una concomitante riduzione della carica nella parte inferiore (bacino e gambe).
La parte superiore risulta più grande, dominante rispetto a quella inferiore che è scarica e debole. Il punto centrale di tensione è il diaframma, che blocca il flusso di sensazioni ed energia verso il basso.
Il capo è sovraccarico di energia e c’è una sovraeccitazione dell’apparato mentale per la continua preoccupazione sul come conquistare il controllo e il dominio delle situazioni. Gli occhi sono guardinghi o diffidenti per tenere tutto sotto controllo.
Il bisogno di controllo è diretto anche verso se stessi, per cui il collo e il capo risultano contratti (non bisogna perdere la testa!) e a loro volta tengono in pugno il corpo.
Per quanto riguarda invece la seconda tipologia, quella del seduttivo, i correlati corporei si manifestano in maniera meno marcata, soprattutto a livello oculare e a livello di “estetica”: colpirà per il suo aspetto piacente e piacevole e/o per i modi convincenti e, appunto, seduttivi.
Al bambino destinato a diventare un adulto psicopatico si chiede di non sentire: lui starà al gioco, capisce di essere giocato e farà a sua volta lo stesso gioco.
Tutto è basato sull’illusione: di essere realisticamente appagante per l’adulto di sesso opposto e di essere un buon alleato dell’adulto dello stesso sesso.
Ma questo avverrà solo allontanandosi dalla realtà.
Illusione e senso di irrealtà sono dunque altre caratteristiche comuni al carattere psicopatico, che determinano la creazione di un “falso sé”, che lo porterà a nascondere la sua natura, le sue debolezze, i suoi bisogni e a presentarsi nel mondo con un’immagine sempre perfetta, invulnerabile, all’altezza di tutto.
La drammaticità di questo carattere sta proprio nell’umiliazione e nella svalutazione subita, che per non essere contattata, viene negata e sostituita dall’illusione di essere perfetti.
Il suo adattamento alla realtà comporta pertanto un disperato tentativo di vivere senza mai sentirsi impotente ed entrerà in contatto con il mondo attraverso il dare aiuto esclusivamente mettendo in atto il controllo.
Infine, come tutti i caratteri, anche lo psicopatico mostra il suo aspetto positivo, il lato in fiore: è una persona estremamente efficace, versatile, seduttivo, si fa apprezzare da tanti e si dimostra essere un gran compagnone.
Le professioni in cui maggiormente ritroviamo caratteri psicopatici sono quelle del grande manager, dirigenti, comunicatori, personaggi legati allo spettacolo e alla politica, in cui il potere e il controllo e la seduzione sono requisiti essenziali.
Un esempio?? Lascio a voi immaginare.. di questi tempi non dovrebbe essere difficile trovarne!