1) Chi è Antonio Bocchi?
Antonio Bocchi è nato a Parma il 14 Giugno del 1958, ha sempre vissuto a Parma, città di cui è innamorato perdutamente. Ha evitato per miracolo di iscriversi al Conservatorio come avrebbe voluto suo padre, barando clamorosamente contro se stesso alla prova di ammissione e riuscendo a farsi definire non idoneo. Ha studiato al Liceo Classico Romagnosi odiando il greco, il latino e Manzoni ma innamorandosi di Kafka, Pirandello, Buzzati, Hemingway, Beckett, Poe, del teatro di Tadeus Kantor e di Pina Bausch, del cinema di Wenders e Fassbinder e diventando un adepto della musica rock. Ha ripudiato la classicità in tutte le sue forme. Il suo peggior nemico è il maestro Muti. Attualmente viene definito da molti suoi amici un “gotico solare”.
2) Chi è il dottor Antonio Bocchi.
Antonio Bocchi si iscrisse a Medicina perché voleva fare lo psichiatra. In quegli anni, al mare, sotto l’ombrellone di Tagliata di Cervia, leggeva saggi e casi clinici di Freud mentre ascoltava le prime band punk e new wave. Si iscrisse a medicina contravvenendo di nuovo ai desideri del padre che avrebbe voluto che facesse il giornalista. Descrivere la realtà non lo ha mai interessato. Costruire mondi immaginari, invece, lo ha sempre affascinato. Studiò duro e alla fine deviò dai suoi intenti originali e divenne chirurgo plastico. I motivi sono a tutt’oggi sconosciuti. Alcuni sospettano anche un rapimento alieno con relativo lavaggio del cervello. Tuttavia lo studio organicistico e l’applicazione della medicina non sono riusciti a distoglierlo da una precisa convinzione: la malattia è un mistero, uno dei più grandi che ci possa capitare di affrontare nel corso della vita. La medicina ci consente di comprendere certi meccanismi patogenetici, di alleviare le sofferenze, di plasmare i tessuti sotto i ferri sterili come se fossero argilla ma non di capire le cause profonde che portano i corpi a impazzire e a squarciarsi. Forse doveva proprio fare il chirurgo per rendersi conto che le malattie sono il frutto di un animo afflitto.
3) Come e quando e perchè è nata la passione per la scrittura e come si concilia con la professione di chirurgo?
La passione per la scrittura deriva dalla necessità profonda e irrinunciabile di raccontare delle storie. All’inizio, intorno alla prima metà degli anni novanta, tentò di farlo con il cinema, uno dei suoi più grandi interessi, ma i mezzi tecnici poveri e approssimativi lo fecero desistere dopo alcuni lavori che alla fine dei conti non gli sembrarono soddisfacenti nonostante gli apprezzamenti a vari festival di cinema indipendente. La letteratura non ha nessun vincolo produttivo, finanziario o tecnologico, si è soli con se stessi di fronte alla pagina bianca, conta solo quello che si ha dentro e la capacità di trasformarlo in racconto. La scrittura gli diede un grande senso di libertà, in tal senso. Ha sempre raccontato storie nere in quanto il mistero lo si porta dentro fin dall’infanzia e con esso ci si deve confrontare ogni giorno. Esiste un mondo parallelo a quello del lavoro e in qualche momento si può avere l’impressione di compiere viaggi nello spazio tempo, passando dal tavolo operatorio alla scrivania di casa. Ma è tutta un’illusione, la vita è una sola, non esistono livelli differenti di realtà. L’animo umano ha una sola valenza universale, qualsiasi cosa si faccia.
4) Come e quando e perchè è nato “Blues in nero”?
“Blues in Nero” è il primo di una serie di romanzi gialli con una forte componente mistery che hanno come protagonista Bruno Lomax, investigatore privato. Le influenze sono varie. I romanzi di Chandler e Scerbanenco, i fumetti di Dylan Dog, i film di James Bond, la serie televisiva di X-Files. Troppo? Troppo poco? Si vedrà.
L’autore concepì il romanzo proprio al festival del Blues che si tiene ogni anno, in estate, nei paesi della bassa parmense. Un avvenimento magico che può rendere possibili gli accadimenti più strani. Il mistero ci circonda, ci spaventa e ci affascina. Capire il mistero vuol dire innanzitutto accettarlo. Lomax si viene a trovare al centro di situazioni dove la ragione e l’indagine scientifica non sono sufficienti a spiegare le sparizioni, le ricomparse, i delitti. Lomax verrà condotto fino al limite estremo delle sue possibilità di credere, dovrà guardare sbalordito ciò che gli si presenta davanti agli occhi e a cui quasi nessuno potrà prestare fede. I misteri lasciano senza fiato, disintegrano le sicurezze.
E’ molto difficile comprendere l’ebbrezza perversa della follia, la grandezza ineluttabile dell’irrazionale.
5) Nel cassetto e nel futuro?
Un secondo romanzo con protagonista Bruno Lomax verrà pubblicato sempre da Salani nel secondo semestre del 2013 (titolo provvisorio: “Sangue di madre sulle labbra”). Nel cassetto ci sono altri sei romanzi già pronti o quasi (la rilettura e le modifiche si susseguono incessanti fino alla partenza per la casa editrice). Nel futuro ci sarà anche un romanzo autobiografico che l’autore ha già scritto tre o quattro volte ma senza esserne soddisfatto. Continuare a scrivere e a far vivere i personaggi che pirandellianamente ci si siedono accanto e ci guardano con occhi sognanti è diventata un’attività irrinunciabile e di grandissima soddisfazione. Vedere il proprio libro negli scaffali delle librerie è un sogno che solo alcuni anni fa non credeva realizzabile se non attraverso illusorie e mercenarie pubblicazioni a pagamento che per fortuna ha sempre disdegnato.
Si, è vero. Nella vita non c’è solo il mistero. C’è anche il sogno che talvolta si avvera. Ma non è anche questo una sorta di mistero?