1) Chi è Mauro Carrera?
E’ da quando ero bambino che cerco una definizione. Ne trovo una al giorno. Oggi sono un cercatore di senso, ieri un giocatore, domani un joli coeur. Leggo molto, scrivo più di quello che dovrei, guardo alle donne con autentica meraviglia e agli uomini con ansia.
2) Chi è il critico Mauro Carrera?
Il “critico” Mauro Carrera si irrigidisce molto quando lo definiscono tale. Alle sue orecchie suona un po’ come un insulto. L’altra sera da una gentile giornalista che durante un importante evento romano mi definiva tale, ho preteso un bacio a parziale riparazione dell’offesa. In genere per spiegare che il mio è un mestiere, a chi mi dice che lo faccio perché per me è un piacere o perché non posso farne a meno ricordo che un’obiezione del genere nessuno avrebbe il coraggio di muoverla ad una prostituta. Molti tra noi faran pure delle “marchette” tuttavia… A chi invece da profano oppone risolutamente il suo giudizio al mio parere motivandolo con un “la tua è solo un’opinione come un’altra”, gli chiedo se dice lo stesso per una diagnosi medica o per il parere tecnico di un ingegnere. Il nostro non è considerato dai più come un lavoro o una competenza. Il critico Mauro Carrera si occupa di arte dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri, con particolare attenzione alle avanguardie storiche, alle neoavanguardie del secondo dopoguerra e a quello che producono i suoi amici artisti.
3) Qual è il tuo sguardo sulla cultura in generale e sull’arte in particolare?
Guardo alla cultura come ad una necessità, ad una mancanza, ad un’occasione perduta per il nostro Paese. Per quanto riguarda l’arte, è per me un bisogno primario, come quello d’aria, di giustizia e di bellezza. Peccato che ormai non siamo più in molti a pensarla così. O piuttosto direi che l’arte andrebbe vissuta come un valore fondante della nostra società. Non farlo è un grave errore strategico per un Paese che ha in questo una buona parte della sua identità nazionale.
4) La mostra che ti ha dato di piu’, della quale sei piu’ soddisfatto…e quella che invece…
La mostra che mi ha dato di più è stata quella su Jean Cocteau (Università per Stranieri di Perugia, Fondazione Magnani Rocca, Palazzo delle Stelline a Milano, Castello di Vigoleno, Teatro Due a Parma ecc.); quelle di cui sono più soddisfatto sono state Fantasia in Giappone e De puntillas per la Biennale di Fotografia di Città del Messico; quelle che invece mi sono costate professionalmente ed emotivamente di più sono state una mostra di scultura ed una di libri d’artista, entrambe per la regione Emilia Romagna, mostre che ho drammatizzato ed esorcizzato in una mia performance al MART di Rovereto.
5) In cantiere e nel cassetto
In cantiere ho importanti collaborazioni con istituzioni estere (di cui non parlo per scaramanzia) e nel cassetto un progetto espositivo su Maria Lani, la donna più misteriosa della storia dell’arte e di riprendere a scrivere narrativa. E chissà che il 2013 non sia l’anno giusto per svuotare i cassetti.
Rita Guidi